Dal dentista con il sorriso

Dal dentista con il sorriso

Sara Bonchi, Psicologa Psicoterapeuta

Circa l’80% dei pazienti che si sottopone alle cure odontoiatriche vive uno stato d’ansia tale da fargli percepire l’esperienza in maniera “traumatica”. Nella maggior parte dei casi si tratta di paure lievi od occasionali, che non impediscono di sottoporsi a periodici controlli o trattamenti dentistici.

Tuttavia, esistono situazioni in cui recarsi in un ambulatorio odontoiatrico risulta impossibile: i pazienti che soffrono di vera paura, di odontofobia, non riescono ad andare dal dentista per anni interi. Il soggetto odontofobico, infatti, è terrorizzato ed evita di sottoporsi anche alla semplice pulizia dentale causando, così, seri problemi alla sua dentatura e innescando una vera e propria spirale autodistruttiva: il dolore, sempre più forte, aumenterà la paura del dentista, mentre la situazione della bocca sarà compromessa sempre di più, provocando un deciso peggioramento del quadro clinico con il sopraggiungere di gengiviti, parodontiti ed alito cattivo che richiederanno interventi più lunghi ed invasivi. Spesso queste paure non sono prese sul serio da familiari e amici che, deridendo il soggetto, causandone un vero e proprio isolamento sociale ed emotivo.

L’ odontofobia è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una malattia, per questo non può più essere considerata un “semplice capriccio”. Secondo le stime dell’OMS riguarderebbe il 15-20% della popolazione ed è stata inserita nell’International Classification of Disease (ICD-10) tra le fobie specifiche (OMS, 1996).

Ma perché tanta paura del dentista? Le cause principalmente riferite sono:

– Paura del dolore (40%)

– Paura delle siringhe (20%)

– Paura di perdere il controllo (15%)

– Conati di vomito (15%)

– Altre cause (10%, es. le spese)

Il disturbo spesso ha origini da situazioni traumatiche che riguardano l’ambulatorio e le cure odontoiatriche che per condizionamento si sono impresse nella memoria che si riattivano in presenza di certi stimoli attivanti (es. certi odori, la visione di certi strumenti, la posizione nella poltrona).

Oggi fortunatamente per tutti i pazienti, le nuove generazioni di professionisti dentali sono sempre più consapevoli dell’importanza di acquisire tecniche che li aiutino a contenere e gestire l’ansia da poltrona. Non contemplare questa dimensione, infatti, significa non lavorare per la costruzione di una relazione di fiducia con il paziente, rischiando di compromettere l’esito e il decorso dell’intervento e della salute orale in generale.

Un paziente ansioso ha bisogno di una serie di attenzioni che devono essere attuate già dal momento in cui entra in sala d’attesa: con le persone spaventate è necessaria un’accoglienza “dedicata” e puntuale; il paziente ansioso è importante che non attenda un minuto oltre l’orario convenuto, dovrebbe essere accompagnato dal professionista che lo segue senza fretta e con una misurata cordialità; mantenere un approccio positivo, semplice e diretto, programmare degli appuntamenti a difficoltà graduale partendo da incontri brevi e poco invasivi, arrivando a sedute più lunghe e complesse.

L’operatore abile nell’eseguire le procedure per qualificarsi come vero operatore della salute è importante che dedichi attenzione anche al benessere emotivo del paziente, riconoscendo e accogliendo la sua ansia, cercando, quindi, i possibili rimedi o, almeno, non aggravarne l’entità.